Il collettivo Magma rinnova la collaborazione con il Comune di Bagnacavallo per la valorizzazione artistica dell’antico Convento di San Francesco, un luogo magico nel cuore della provincia ravennate. Abbiamo visitato la mostra in corso alla fine del 2021
Due draghi d’argilla vegliano sullo studio di San Girolamo come scheletri contemporanei di un Cerbero mitologico. Il monaco romano, raffigurato nell’incisione di Albrecht Dürer nel 1514, se ne sta assorto allo scrittoio. Minaccioso, ai suoi piedi, il leone che la storia narra il santo portò con sé di ritorno dall’eremitaggio nel deserto, dopo averlo ammansito rimuovendo la spina che gli si era conficcata in una zampa. Ci guarda con malizioso sorriso la bestia selvaggia, in un tromp l’oeil chiaroscuro alto otto metri e mezzo che riproduce su carta da parati l’opera gelosamente custodita nel museo civico delle Cappuccine di Bagnacavallo, e che, ingigantita, infrange il lungo corridoio del convento di San Francesco. Si apre così “Il Rituale del serpente”, la mostra (visitabile fini all’8 dicembre 2021) che rinnova la consolidata collaborazione con il collettivo Magma, al quale il piccolo Comune della Bassa Romagna ha affidato gli antichi spazi fondati nel XIII secolo, dove ormai da anni, a settembre, accade qualcosa di magico in occasione della festa votata al patrono San Michele.
Le due creature dalla lunga coda serpentina, sono modellate nell’argilla fresca da Bekhbaatar Enkhtur, “trafitte” da alcuni pali in legno che pur sorreggendone il peso rimandano alla lancia leggendaria di San Giorgio. Danno il via al percorso attraverso “Animali, simboli e trasformazioni” rintracciati dalle curatrici Viola Emaldi e Valentina Rossi nelle produzioni di 12 artisti, per indagare come il rapporto uomo-natura, rappresentato fin dall’alba dei tempi, si è radicato nell’immaginario contemporaneo continuando a evocare paura, fascinazione, mistero e meraviglia.
Nelle sale sgretolate dell’antico convento sono arenate nella polvere le balene di Claudia Losi, trasformate in sedute di pezza “griffate”, dalle quali è possibile assistere alla video performance della loro stessa creazione, che l’artista intitola “Les funérailles”, i funerali. Con gli “Homo Sapiens Sapiens Sapiens”, Luigi Presicce abbatte le barriere tra i regni. popolando di esseri ermafroditi un eden esotico in cui animale e vegetale sono in simbiosi, fusi in una nuova specie. Gli autoscatti di Marco Mazzoni, colgono l’artista in controluce bramire a cervi, rinoceronti e a un improbabile King Kong, nell’impossibile tentativo di comunicare con gli animali selvatici impagliati al museo di storia naturale di New York.
Ci si addentra così nel lungo corridoio cieco del convento, in cui “razzola” elegante il tacchino bianco di scolpito da Davide Rivalta. Dallo stesso massetto pavimentale spuntano le “Creature manine” di Marta Pierobon, surreali molluschi di ceramica a forma di mano schierati immobili come lumache giganti. Il riverbero che rompe il silenzio è quello del video di Dana Sherwood, “Feral Cake”: è una natura morta che mostra una tavola imbandita all’aperto, in una sorta di banchetto settecentesco tra pizzi e porcellane sulle quali sono servite polpette, spirali di gelatina e uva. La telecamera infrarossi puntata di notte spia procioni, opossum e gatti, arrampicarsi diffidenti; fiutano, assaggiano, rovesciano e rompono le preziose stoviglie. Spaventati, si allontanano, prima di tornare attratti dalle imperdibili ghiottonerie preparate dall’artista.
Il cambio di prospettiva, abbandonando il punto di vista antropocentrico, lo impone la Go Pro che Emilio Vavarella piazza su un orso, un’aquila, una scimmia, un granchio, un polpo e altre specie animali, trasformando in un film formato cinema (“Animal cinema”) i loro naturali movimenti, fra salti, morsi, falcate, voli e cadute. La metamorfosi è completata quando si giunge al termine della sala, dove Lorenzo Scotto di Luzio si rappresenta nel corpo di un cane citando in bianco e nero il cervo ferito di Frida Kahlo. E’ una trasformazione che chiude questa sorta di viaggio evolutivo, tra fascino e terrore, istinto di sopravvivenza e desiderio di dominazione.
Federico Spadoni