Cinque domande (e una citazione) su Romagna Rivista
Quel che ho in mente è una specie di Chautauqua – non riesco a definirlo altrimenti – come i Chautauqua ambulanti che si rappresentavano sotto un tendone e si spostavano da un capo all’altro dell’America, l’America in cui siamo noi adesso, una serie di conversazioni popolari intese a edificare e divertire, a migliorare l’intelletto e a portare cultura e illuminazione alle orecchie e ai pensieri degli ascoltatori. I Chautauqua furono soppiantati dal ritmo più serrato della radio, del cinema e della televisione, e non mi pare che sia stato in assoluto un progresso. I vecchi canali non riescono a contenerlo, e si direbbe che nella sua ricerca di sbocchi nuovi esso semini lungo le sue sponde rovina e distruzione. Con questo Chautauqua non mi propongo di aprire qualche nuovo canale di coscienza, ma semplicemente di scavare più a fondo in quelli vecchi, ormai ostruiti dalle macerie di pensieri divenuti stantii e di ovvietà troppo spesso ripetute.
L’eterno «Che c’è di nuovo?» allarga gli orizzonti, ma se diventa l’unica domanda rischia di produrre solo i detriti che causeranno l’ostruzione di domani. Mi piacerebbe, invece, interessarmi alla domanda «Che c’è di meglio?”che scava in profondità, invece che in ampiezza. Nella storia dell’umanità ci sono state epoche in cui i canali di pensiero avevano un corso talmente determinato che nessun cambiamento era possibile. Non succedeva mai niente di nuovo e ‘il meglio“ era una questione di dogma, ma non è il nostro caso. Adesso sembra che il torrente della nostra coscienza comune stia straripando, perdendo la sua direzione e il scopo centrale, senza altro scopo se non quello del rovinoso compimento del suo impulso interiore.
da “Lo Zen e l’arte della manutenzione della motocicletta” di Robert M. Persig, 1974